sabato 7 marzo 2009

SONO ARRIVATA AL LIMITE

disperata Età: 25 Salve dottore, ho quasi 25 anni e vivo una storia che dura da sei anni e 4 mesi...le racconto il mio problema che davvero mi sta rovinando l’esistenza!Fino ad un anno e mezzo fa, sembrava andare tutto bene…poi lui l’estate del 2007 incontra una ragazza che lavora la stagione estiva con lui e mi tradisceper i sette mesi a seguire, non so chi o cosa mi ha dato la forza di perdonare, ma cè l’ho fatta, ho passato sette mesi d’inferno, anche perché mi ha confessato proprio tutto, mi è crollato il mondo addosso. Arriva l’estate del 2008 e tutto sembra che si sia sistemato…fino ad ottobre quando inizia l’università e lei va a studiare nella città del mio ragazzo, più…sono tornati ad ssere amici,lui dice di amarmi, che non accadrà mai più nulla, ma ci pensano a tutto il dolore che ho passato io? Passano molto tempo insieme, già perché lei è depressa, è stata lasciata dal suo ragazzo poco tempo fa e cerca consolazione dal suo amico e cioè il mio ragazzo!Ho provato in tutti i modi a dirgli e fargli capire che sto malissimo per questa situazione…a lui, a lei…ma niente.. Voglio lasciarlo..ma vorrei provarle tutte fino alla fine prima di fare un passo del genere…come fargli capire che mi sta perdendo sul serio? con quali parole lasciarlo? lei è sempre presente…massaggiano sempre, si vedo sempre, ma lui continua a tenermi in pugno! La prego mi dia un consiglio, sto cadendo in depressione..e sono arrivata al limite proprio! la ringrazio anticipatamente.. sono disperata!

E' STATO SCIOCCANTE

roberto Età: 43 Ho 42 anni, mia moglie 37 anni e ricoverata in ospedale dove abbiamo conosciuto un uomo di 36 anni anche lui ricoverato. Questa persona si trova in una situazione molto complicata e parlando a chiesto il nostro aiuto, mia moglie e rimasta scossa e a dire il vero anche io, per questo che ho deciso di aiutarlo per quello che potevo. Dopo circa 15 giorno riesco a trovare una strada percorribile per risolvere la sua situazione, quando gli ho telefonato per farglielo sapere lui si e messo prima ad urlare di gioia e poi a piangere, mi sono commosso, anche mia mogli. Dopo un paio di giorni mi arriva una telefonata da parte di mia moglie dove mi dice che non vuole più sentir parlare di questo uomo e dovevo smettere di continuarlo ad aiutare, perchè si era conportato molto male con lei, facendole delle avans e facendole anche delle scenate di gelosia per la visita di di un nostro amico. Allora mattina dopo vado in ospedale per affrontarlo, ma lui si era dimesso la sera prima, e mentre entro in reparto una dottoressa che conosco mi ferma e mi invita ad entrare nel suo studio. Mi fa sedere e mi consegna un cellulare ed un foglietto: " Non ho mai conosciuto una persona come te, non meriti tutto questo, io non ho voluto farlo, credimi. Se vuoi butta questo telefonino e ferma tutto quello che stai facendo per me, altrimenti vieni sotto all'ingresso posteriore io ti aspetto fino alle 14 se vuoi prendimi a schiaffi a calci io non alzerò un dito" la dottoressa mi dice anche che lui, nelle sue condizioni non sarebbe dovuto uscire ma a firmato contro il parere medico, dopo esce dallo studio lasciandomi da solo con quel telefonino in mano. Resto un po inpalato ma poi apro il telefono e vado sul registro delle telefonate, poi la cartella dei messaggi sms, poi dei messaggi vocali, in quello studio sono entrato circa alle sette e trenta del mattino, sono uscito alle undici. E stato scioccante da parte mia ascoltare, leggere, sicuramente anche il più fedele del mondo avrebbe ceduto. Vado sotto all'ingresso e lui mi viene subito incontro piangendo dicendomi: "ti giuro.. scusa.. non me la sono sentita,... ho bisogno del tuo aiuto,...ma o fatto lo stesso un casino....scusa. Il giorno dopo "non mi vergogno di dirlo" ho messo una cimice nella stanza di mia moglie, dopo tre giorni lo tolta, non ce la facevo più ad andare avanti ad ascoltare, soprattutto dopo l'ultima notte dopo che si e scopata l'infermiere di turno. Siamo arrivati ad oggi, il mio problema e che lei e paraplegica, cda cinque annivive su una sedia, o tre figlie, di dieci tredici e quindici anni. Che faccio?